Meglio sRGB o ProPhoto?

Meglio sRGB o ProPhoto?

Noto spesso nei vari forum la discussione se sia meglio usare sRGB o ProPhoto, come spazio di output dopo lo sviluppo del file raw.

Purtroppo, altrettanto spesso, ne leggo le motivazioni e, basandomi sulle 3 principali, ho deciso di chiarire il mio punto di vista sull’argomento.

Vorrei procedere con ordine prendendo spunto, come ho detto, da alcune frasi (ma avrei potuto trovarne a centinaia), che richiamano le 3 principali motivazioni per cui si consiglia di usare sRGB invece di ProPhoto:

1 – La fedeltà (o precisione) del colore

“…il profilo ProPhoto non va bene perché è troppo grande e si ottengono risultati più fedeli usando sRGB…” oppure si legge:  “…in sRGB si ottengono risultati più precisi che con gli spazi colore più ampi come AdobeRGB98 o ProPhoto”

2 – La stampa

 “…il profilo ProPhoto è inutile in quanto sRGB contiene già tutti i colori sufficienti per la stampa …”

3 – Il monitor

“…il profilo ProPhoto non serve perché il monitor non lo può rappresentare, quindi se i colori non li puoi controllare a monitor non servono a nulla …”

Punto primo: Cosa significa ‘risultati più precisi o migliore fedeltà’?

Credo di capire che con il termine ‘precisione’ si voglia intendere la riproduzione più fedele di un colore, quindi va misurata e confrontata con l’originale per capire quale è lo spazio di colore che lo riproduca con minor errore.

Per fare un confronto serio, però, bisogna scegliere una immagine che non ecceda lo spazio colore sRGB.  Altrimenti è naturale che gli spazi più ampi, come AdobeRGB98 o ProPhoto, riescano a vincere facilmente questo confronto se si usano immagini dai colori brillanti; essi possono mettere a disposizione del file Tiff una maggior gamma di colori!

Dato che sarebbe inutile in questo caso misurare il colore in natura e poi verificarne la riproduzione digitale, ci limitiamo a scegliere un’immagine con tutte le informazioni colore entro lo spazio sRGB e, per fare questo, la esportiamo prima in ProPhoto e poi verifichiamo i suoi dati colorimetrici con ColorThink Pro. Dopo la esporteremo nuovamente ma in sRGB, creando una tabella di colori analoga per confrontare se, tra i due spazi di colore, ci sia una differenza.

Se così non fosse la ‘fedeltà di colore’ dei due spazi è uguale.


(NOTA: Se a qualcuno interessa l’aspetto del ‘mantenimento della fedeltà’ del colore all’interno dei due spazi di colore, durante la post produzione, può leggere questo articolo di Marco Noldin e le considerazioni che scrisse su ProPhoto il compianto Bruce Fraser:

“Kodak actually hired me to do a lot of testing on ProPhoto back when it was still known as ROMM RGB, and after torturing it, I found that I really liked the way it worked. Mainly I like being sure that my choice of working space absolutely will not produce any clipping!”)


Ora passiamo al test tra sRGB e ProPhotoRGB. L’immagine che misureremo per il test deve avere tutti i colori rappresentabili sia in sRGB che in ProPhotoRGB. Scegliamo un semplice ritratto con un muro bianco di sfondo e, dopo averne estratto una lista di colori con ColorThink, come si vede nella figura successiva, verifichiamo che tutti i dati Lab dell’immagine stiano dentro al profilo sRGB (in giallo trasparente)

Ora verifichiamo se, dopo aver sviluppato il file raw, l’apertura in sRGB o in ProPhoto causa delle differenze colorimetriche sensibili in modo da poter dubitare sulla maggiore o minore precisione dell’uno nei confronti dell’altro.

Sempre utilizzando ColorThink Pro apro le due immagine, precedentemente esportate nei due diversi spazi di colore, e creo una lista dei loro singoli colori Lab. Il software la ricava dai pixel dei file tiff che, ovviamente, si riferiscono ai valori Lab in sRGB e in ProPhoto della stessa immagine raw.

Come già detto, si presume che, se la differenza è minima, usare un profilo o l’altro è praticamente indifferente.

In questa immagine si vedono le due immagini affiancate e, in basso, la lista dei colori RGB e Lab che il software ha estratto dai due Tiff; a sinistra l’immagine in sRGB e, a destra, quella in ProPhoto.

Il software ha calcolato le differenze di colore, in deltaE2000, tra l’uso effettivo di un profilo piuttosto che un altro per lo sviluppo di un file raw e, per correttezza, abbiamo scelto un file raw con tutti i colori della scena all’interno di sRGB, lo spazio più piccolo.

Nella figura si nota la differenza in deltaE 2000 tra le due immagini, in verde i pixel che, tra le due immagini a confronto, hanno un deltaE inferiore a 1. Vediamo che qualche pixel è giallo (meno di una decina su 10.000 pixel!), ciò significa che tra le due immagini quei pixel hanno una differenza tra 1 e 2 deltaE. In pratica, vuol dire che lo 0,0001% dei pixel è diverso (tra 1 e 2 deltaE).

Se consideriamo che tra i due profili ci sono differenti valori di gamma, quindi gli arrotondamenti numerici possono essere leggermente diversi, possiamo concludere che: sviluppare un’immagine raw (attenzione, i cui colori rappresentati siano compresi in sRGB) in sRGB o in ProPhoto non cambia nulla in termini di ‘esatta’ o ‘fedele’ rappresentazione del colore finale.

Ciò che, invece, non possiamo stabilire con questo esempio è quale delle due sia migliore in termini di fedeltà in quanto non disponiamo del colore originale!

Concludendo possiamo dire che, se nell’immagine non ci sono colori che eccedono lo spazio sRGB, usare sRGB invece di ProPhoto non comporta una maggiore precisione ed antrambi gli spazi sono precisi nel rappresentare l’immagine.

Ma se i colori dell’immagine sono al di fuori di sRGB? La conclusione è ovvia: ProPhoto li rappresenta più fedelmente in quanto li può contenere!

Nel caso successivo ho riprovato il test con il ColorChecker SG di X-Rite a 140 tacche, alcune con colori evidentemente al di fuori di sRGB come si può vedere nel video successivo.

Si noti, nella figura di confronto seguente, come tutti i colori in comune tra i due spazi risultino praticamente uguali (pixel verdi) quindi il problema di quale spazio abbia ‘risultati più precisi’ non si pone, per i colori comuni ad entrambe i profili ICC.

Risulta invece evidente la maggior differenza tra le due immagini, sempre una in sRGB e l’altra in ProPhoto, per i colori del ColorChecker SG che stavano fuori da sRGB e che solo ProPhoto li può mantenere. Anche in questo caso non ne conosciamo la fedeltà in quanto non abbiamo un confronto con i colori reali del ColorChecker SG ma, dal video precedente, si deduce che i colori evidenziati in rosso siano quelli esterni a sRGB.

A questo punto concludo che personalmente non trovo alcun motivo ragionevole che spinga ad usare sRGB invece di ProPhoto. Se considero la ‘precisione’ dei profili colore chiamati in causa il test dimostra che non ci sono differenze. Il mio flusso di lavoro, basato sull’uso di ProPhoto a 16 bit sia per la stampa che, soprattutto, per l’editing mi è sempre risultato preferibile ed efficace, anche nei casi in cui sia evidente che l’immagine non ha particolari colori al di fuori di sRGB o che, alla fine, sia destinata al Web. In quel caso lascio la conversione in sRGB alla fase finale di salvataggio del file Jpeg.

2 – La stampa

 “…il profilo ProPhoto è inutile in quanto sRGB contiene già tutti i colori sufficienti per la stampa …”

L’ affermazione citata nel precedente articolo al punto 2, è assolutamente equivoca. Se, da un lato pratico, in qualche caso è vera nel senso che le immagini stampate da sRGB non sono da buttare e possono meglio adattarsi a certi flussi di stampa; da un punto di vista tecnico si può dire che certamente non è così.

Come abbiamo ricordato nel precedente articolo, tutto dipende dai colori che sono contenuti nell’immagine stessa. Quindi se per certe immagini può andare benissimo sRGB per altre è indispensabile usare spazi più ampi come Adobe RGB98 o, meglio ancora, ProPhoto RGB.

Cerchiamo di spiegare perché. Il gamut di una stampante, descritto nel profilo ICC che le appartiene, rappresenta la quantità di colori che essa può rappresentare e non è detto che questi colori siano presenti nell’immagine. Abbiamo visto che se i colori dell’immagine sono contenuti in sRGB scegliere questo spazio di colore o uno più ampio non cambia in termini di precisione.

Ma se i colori dell’immagine eccedono sRGB (spesso la normalità) e la stampante potrebbe riprodurli, convertirli in sRGB per la stampa non è una buona idea. Bisogna quindi vedere se le varie tecnologie di stampa consentono di riprodurre colori al di fuori di sRGB. Ciò significherebbe che la scelta si sRGB per la stampa non è la migliore se vogliamo sfruttare l’intero gamut della stampante e mantenere gli eventuali colori fotografati.

Vediamo quindi ad esempio, alcuni confronti tra il profilo sRGB (sempre in verde) ed alcune stampanti (sempre nei colori reali)

 

A- sRGB vs FOGRA39 macchina da stampa offset

In questo confronto si vede che sRGB non contiene il giallo pieno e molti azzurri e blu chiari


 

B- sRGB vs stampatrice chimica (Durst Lambda su Fuji Duratrans)

In questo confronto si vede che sRGB non contiene numerosi gialli pieni e chiari, parecchi azzurri e blu e anche le tinte magenta


 

C- sRGB vs stampante inkjet (Epson SP4900)

In questo confronto si vede che sRGB non contiene moltissimi colori che la stampante può riprodurre, praticamente tutte le tinte con la massima saturazione


 

D- sRGB vs Japan Standard Newspaper (carta da quotidiano standard Giappone)

In questo confronto ho trovato un profilo di una macchina da stampa i cui colori sono tutti rappresentabili in sRGB. Ho cercato tra tutti i profili da me creati uno abbastanza piccolo per questo confronto ma non ne ho trovati, nemmeno tra quelli più scarsi. L’unico profilo standard che soddisfa queste caratteristiche è quello della carta di un quotidiano secondo uno standard di stampa giapponese.


Anche nel caso della stampa, a meno che non sia rivolta ad un quotidiano, lo spazio di colore sRGB è insufficiente per poter sfruttare a pieno il gamut di una stampante. Quindi non è la scelta più opportuna

Se volete continuare sull’argomento vi invito a leggere questo articolo di Mauro Boscarol.


Il terzo e ultimo punto su cui vorrei chiarire il mio punto di vista è quello relativo al profilo del monitor e all’importanza o meno che viene dato a quest’ultimo per la scelta tra sRGB o ProPhoto.

 

3 – Il monitor

“…il profilo ProPhoto non serve perché il monitor non lo può rappresentare, quindi se i colori non li puoi controllare a monitor non servono a nulla …”

Cosa c’entra il profilo del monitor nella scelta tra sRGB o ProPhoto? Perché dovrei ridurre i colori della mia immagine a quelli rappresentabili solo dal mio monitor?

Se una parte di questa affermazione è giustissima (il monitor non può rappresentare i colori contenuti in ProPhoto) il resto non ha nulla a che fare con la scelta di uno spazio di lavoro!

Il monitor è un dispositivo a se che viene rappresentato da un profilo di colore, deve essere calibrato periodicamente e il suo profilo viene installato a livello di sistema operativo. Selezionare il profilo del monitor nelle impostazioni di colore di Photoshop, ad esempio, è un errore perché disattiva la gestione del colore in modalità RGB e assegna lo spazio di lavoro ignorando il profilo corretto incorporato nel documento. Questa scelta deriva spesso dalla strampalata frase citata sopra: “se non posso vedere i colori reali della mia immagine perché non sono riproducibili dal mio monitor allora li comprimo tutti nello spazio del monitor stesso.”

Si consideri che i migliori monitor sul mercato coprono l’intero spazio di colore Adobe RGB98, quindi molto di più di sRGB, ma in certi colori le stampanti sono ancora superiori come si vede nel prossimo video. Quindi anche Adobe RGB98 spesso risulta insufficiente come spazio ottimale per la stampa, figuriamoci sRGB.

Il video mostra in rosso Adobe RGB98 e con i colori reali il profilo di una stampante Epson 9900 su carta Hahnemühle Photo Rag Baryta.


Concludendo vi descrivo il mio workflow basato su ProPhoto, senza pretesa che sia perfetto ma, per esperienza personale, il flusso di lavoro basato su ProPhoto non è ne pericoloso ne, tanto meno, poco preciso, anzi.

Personalmente uso Lightroom come gestore dei file raw e, quando devo passare l’immagine in Photoshop, sono solito farlo in Tiff con profilo ICC ProPhoto e a 16 bit.

Dopo l’editing necessario all’immagine in Photoshop la salvo e me la ritrovo in Lightroom, sempre a 16 bit in ProPhoto, da dove, se necessario, la stampo direttamente. Se, invece, la devo pubblicare su Web, la esporto in Jpeg convertendola in sRGB.

Torna al blog